Un incendio ha distrutto ieri oltre metà del grano pronto per la trebbiatura nel terreno della località Cento Moggia, a Pignataro Maggiore (Caserta), confiscato al clan Lubrano e gestito in via provvisoria dalla coop Terre di Peppe Don Diana creata dall’associazione Libera. Proprio in questa cooperativa il 9 giugno scorso si era svolta l’Assemblea dei Soci di Cooperare con Libera Terra. Con il grano si sarebbero dovuti produrre i ‘paccheri‘. La restante parte verrà mietuta domani. Non è stata ancora stabilita l’origine del rogo, ma il sindaco di Pignataro Maggiore, Raimondo Cuccaro, parla esplicitamente di fiamme di origine dolosa. “Già ieri mattina – racconta il primo cittadino – intorno alle 11 mi ero recato sul posto per un incendio di sterpaglie lungo la strada che costeggia il terreno confiscato. Mi avevano avvisato tempestivamente i vigili urbani; l’immediato intervento dei vigili del fuoco aveva poi scongiurato il propagarsi dell’incendio. Poi ieri pomeriggio avevamo chiamato nuovamente i pompieri per un nuovo allarme. Questa mattina, l’agronomo da me inviato al terreno per dare il via al raccolto ha scoperto che gran parte del grano era andato bruciato. Il rogo sarebbe divampato nei pressi di una strada interna al fondo ma ha avuto origine in più punti; perciò pensiamo sia doloso.” “In questi giorni – conferma il referente di Libera Caserta, Valerio Taglione – episodi simili sono avvenuti in terreni confiscati in Sicilia, Calabria e Puglia; nel Casertano è il primo, proprio in concomitanza tra l’altro col Festival dell’Impegno civile (realizzato da Libera e dal Comitato don Peppe Diana all’interno proprio di beni confiscati tra le province di Caserta e Napoli). Staremo accanto ai soci cooperatori e continueremo a lavorare per liberare questo territorio dai soprusi e dagli interessi criminali“. “Non è possibile – prosegue Taglione – che qualcuno pensi ancora di intimidirci, e non è pensabile che ce ne staremo zitti e buoni lasciando che anni di impegno e di lotta per il riscatto sociale di questa Provincia vengano gettati al vento. La cooperativa ed i soci non sono mai stati soli e mai lo saranno, perché come loro e con loro abbiamo la responsabilità etica e morale della memoria e dell’impegno, nell’ottica di una produzione sociale capace di essere alternativa ed antidoto dell’economia criminale”.