È un piacere essere a FICO, ospiti del parco tematico sul cibo più grande del mondo e vetrina della qualità agroalimentare italiana, a parlare di Libera Terra come esperienza di eccellenza produttiva e valore sociale.
Ringrazio Tiziana Primori, AD di Eatalyworld e animatrice instancabile del Parco e il Prof. Andrea Segrè, Presidente della Fondazione Fico, per averci voluto qui oggi ad ospitare l’assemblea pubblica di Cooperare con Libera Terra e a riflettere attorno all’esperienza di Libera Terra Mediterraneo.
Dodici anni fa quando è nata a Bologna Cooperare con Libera Terra, Agenzia per la promozione cooperativa e la legalità, per iniziativa di 25 realtà cooperative del territorio, che decisero di accogliere l’appello di Don Ciotti rivolto al sostegno per lo sviluppo del Progetto di Libera Terra, avevamo davanti la sfida della sostenibilità attraverso la realizzazione di un processo di riutilizzo sociale e cooperativo di fondi agricoli confiscati, orientato alla qualità e allo sviluppo dell’economia legale, sostenibile ed inclusiva. La motivazione dei soci fondatori era sostenuta dalla consapevolezza delle potenzialità sociali ed economiche del progetto, ma non potevano ancora immaginare concretamente i risultati che sarebbero stati raggiunti.
Cooperare con Libera Terra, Associazione nata appunto nel 2006, oggi conta più di 70 soci, tra società cooperative o soggetti aderenti a Legacoop, varie istanze territoriali e settoriale della stessa associazione, associazioni e alcuni enti locali, aggregati con l’intento di supportare lo sviluppo ed il consolidamento del progetto Libera Terra, attraverso il trasferimento di risorse e conoscenze. Il Progetto Libera Terra nasceva nel 2000, con la prima cooperativa, la Placido Rizzotto, per promuovere la concreta applicazione della Legge 109/96 e dimostrare che il riutilizzo a fini sociali di un bene confiscato attraverso lo strumento cooperativo può realizzare opportunità di sviluppo sociale e di lavoro, avviare percorsi di cambiamento culturale e di risarcimento dei territori aggiogati dalle mafie. Abbiamo costituito cooperative per bando pubblico, mettendo a disposizione dei giovani soci selezionati i terreni confiscati alle mafie. Il bando pubblico, strumento atipico, quasi contraddittorio, per promuovere la nascita di una impresa, rappresentava un segnale politico importante nei territori in cui si andava intervenendo; era lo strumento per dimostrare che dalla collaborazione virtuosa tra istituzioni, associazionismo e cooperazione, può nascere una risposta, trasparente ed aperta, di riscatto delle collettività.
In questi anni ci siamo impegnati, con le nostre competenze e con le nostre risorse. per qualificare il progetto imprenditoriale e cooperativo di Libera Terra. Per far si che lo straordinario valore etico di questa esperienza potesse essere sostenuto da una adeguata prospettiva imprenditoriale e cooperativa in grado di renderla sostenibile, duratura nel tempo e replicabile.
Promuovere la costituzione di cooperative a cui affidare la gestione di terreni confiscati per la realizzazione di prodotti alimentari è stata la grande intuizione di Libera; portare questi prodotti sulle tavole degli italiani e vederne reiterata la scelta di acquisto negli anni, è stata la sfida che ci ha visto impegnati assieme. Il primo passo l’ha fatto il sistema COOP, che ha aperto gli scaffali ai prodotti delle cooperative, quindi il lavoro di rete di Cooperare con Libera Terra attraverso le competenze e le risorse messe a disposizione dai suoi soci, ha visto progressivamente la nascita e la crescita delle professionalità che hanno dato corpo a questo progetto, e poi attraverso la nostra associazione, ed anche autonomamente, Coopfond, CFI, Unipol , Granarolo, Camst, Cadiai e molte altre sono state le cooperative che hanno scelto il Progetto Libera Terra come esperienza imprenditoriale etica, di valorizzazione cooperativa e di partecipazione sociale.
Gli interventi di oggi rappresenteranno il valore concreto e condiviso del percorso Libera Terra, ribadendone i principi fondanti e gli obiettivi sociali, attraverso gli interventi di don Luigi Ciotti, del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, dei suoi fornitori e dei campisti che hanno svolto l’esperienza di impegno e formazione dei campi di Estate Liberi presso le cooperative Libera Terra. L’obiettivo è rappresentare l’impatto multidimensionale del progetto, dando conto degli effetti “sistemici” prodotti dalla restituzione sociale dei patrimoni confiscati alle mafie.
Una testimonianza che si fonda proprio sull’idea, profondamente condivisa con Don Luigi Ciotti, che per contrastare le mafie e la corruzione occorre a fianco del grande impegno delle Istituzioni, lo sforzo coeso della società, una coralità di intenti, una comunità solidale e corresponsabile in cui le forze sociali ed economiche compartecipino, insieme alle Istituzioni, al riscatto dei territori. Oggi più che mai la sfida riguarda, infatti, una pluralità di territori. Siamo consapevoli che la frontiera ha ceduto da più parti. La penetrazione delle mafie, la sua infiltrazione nella società, nelle istituzioni, nell’economia, anche ed in maniera rilevante nel settore agroalimentare, in questo luogo rappresentato nelle sue eccellenze, non ha più una latitudine elettiva, né può far sentire nessuno immune.
Il tema dei patrimoni confiscati è oggi all’ordine del giorno dell’agenda politica. I numeri dei beni immobile e delle aziende sottratte dallo Stato al malaffare sono impressionanti e appare ancora difficile l’individuazione di una strada pienamente efficace per il loro recupero. Conosciamo bene le grandi difficoltà di salvaguardare, assegnare, rendere produttivi e gestire efficacemente questi patrimoni, rendendoli pienamente disponibili alle comunità cui devono restituire il valore sottratto, ma chiediamo che le soluzioni messe in campo non imbocchino scorciatoie. Chiediamo, vorrei dire pretendiamo, che non si sottovaluti mai, mai, ne il rischio materiale, ne quello simbolico di indebolire il portato di uno strumento straordinario: sottrarre la “roba” ai mafiosi e restituirla alle comunità!
Anche per questo abbiamo ritenuto utile dedicare questa mattinata a condividere l’esperienza di Libera Terra e la sua peculiarità, convinti che da percorsi come questo possano concorrere ad individuare risposte concrete al contrasto delle mafie ed alla promozione di una cultura della legalità.
La chiave di lettura del progetto Libera Terra è: il riscatto del territorio attraverso il riutilizzo dei terreni confiscati per realizzare impresa sana, orientata all’inclusione sociale e vocata alla produzione di prodotti agroalimentari di qualità capaci di rappresentare al meglio le tradizioni ed i valori dei luoghi stupendi da cui provengono, troppo spesso riconosciuti solo come territori afflitti dal fenomeno mafioso.
Il Consorzio Libera Terra Mediterraneo, che abbiamo accompagnato dalla sua nascita 2008 – 10 anni di lavoro ben spesi!- a cui vanno i nostri auguri ed i nostri complimenti per lo straordinario lavoro fatto, è attore sostanziale, imprescindibile nella realizzazione di questo progetto. Dedichiamo la seconda parte di questa mattinata a fare il punto di questi 10 anni, attraverso il racconto che ne farà Valentina Fiore, AD del Consorzio. Attraverso le sue parole e alcune testimonianze di interlocutori del Consorzio potremo raccogliere l’impatto che questo lavoro produce.
Ma prima, insieme a gli ospiti e agli studenti, che saluto e ringrazio in maniera particolare per essere qui oggi, vogliamo fare, con il mentore e l’amico senza cui Libera e al sua rete non ci sarebbero, Don Luigi Ciotti, un punto più importante ancora: quello sul lavoro e l’impegno a cui tutti, soggettivamente e collettivamente, siamo chiamati, per rendere ogni giorno il nostro Paese, la nostra comunità un po’ più libera, un po’ più giusta, un po’ più accogliente e sostenibile.
Grazie, Don Luigi.
Grazie a tutti!