

«La democrazia nasce dalla diffusa coscienza della responsabilità di ciascuno nella difesa delle comuni libertà. E’ stata – è – una conquista di popolo. A noi tocca rigenerarla ogni giorno, chiamando i più giovani a esserne protagonisti». Con queste parole, in occasione del centenario dell’attacco delle squadracce fasciste di Italo Balbo alla sede della Federazione delle cooperative di Ravenna (che spianò la strada nell’ottobre successivo alla marcia su Roma), il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato a tutti che le conquiste non vanno mai date per scontate ed acquisite per sempre, ma bisogna dedicare loro impegno e cura per evitare che si ripresentino, seppure in forme differenti e al passo coi tempi, i demoni del passato.

Nella notte fra il 27 e il 28 luglio 1922 infatti la cooperazione ravennate (che era giunto a organizzare oltre 15.000 braccianti agricoli) fu colpita per «colpire il cuore del movimento di riscatto popolare del territorio – ha sottolineato il Presidente -. Con esso si intendeva indebolire l’istanza di partecipazione democratica che si affacciava in modo sempre più vigoroso. La libertà dei corpi sociali di un Paese è elemento che contribuisce a sorreggere la vita democratica. Quando le formazioni intermedie vengono compresse, costrette al silenzio, è l’intera impalcatura delle libertà e dei diritti che viene compromessa».
Mattarella ha ricordato la funzione economica e sociale (riconosciuta dall’articolo 45 della Costituzione) della cooperazione che «è stata ed è un soggetto della democrazia economica, un vettore di progresso. Una protagonista, insieme ad altri, di quel sistema produttivo e di servizi plurale che ha reso la nostra economia tra le più avanzate al mondo. Il fascismo la costrinse dentro le gabbie di uno Stato oppressivo e totalitario. La Repubblica le ha ridato libertà e respiro. La solidarietà, la centralità della persona, la crescita del lavoro come misura di dignità per ogni donna e ogni uomo, valori che ne sono alla base, alimentano la democrazia e hanno trovato nella Costituzione riconoscimento esplicito. È un’esigenza che va sempre avvertita, anche nelle condizioni inedite di un tempo che registra cambiamenti così veloci».
Non poteva mancare un richiamo ai valori propri della Repubblica: «La libertà di cui godiamo, la democrazia che è stata costruita, l’uguaglianza e la giustizia che la Costituzione ci prescrive di ricercare sono figlie di una storia sofferta e di generazioni che le hanno conquistate con dolore, sacrificio, impegno, consegnandole alla nostra cura affinché possiamo a nostra volta trasmetterne il testimone. È una lezione, quella di allora, di coraggio, di fiducia. È la coscienza di essere parte di una storia che continua, consapevoli anche dei momenti più oscuri e indegni vissuti e del loro superamento».
Sempre in questa occasione, Mario Mazzotti, presidente Legacoop Romagna ha ricordato come «la cooperazione era ed è profondamente antifascista» e che «la democrazia si difende giorno per giorno, cooperando», mentre Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, ha ricordato «di scontato e immutabile non c’è nulla, dobbiamo alimentare i valori costituzionali ogni giorno per non rivivere le pagine più buie» e che «la cooperazione ci insegna che senza lavoro non può esserci dignità».
