La cantina “Centopassi”, gestita dalla Placido Rizzotto – Libera Terra, non è più accessibile a causa dell’impercorribilità della strada di accesso, l’Ex Consortile 33 di contrada Raitano, questo mette a rischio la sua continuità aziendale. I partner logistici, deputati alla mobilitazione delle merci, dopo sistematiche rotture dei mezzi, si rifiutano di fornire il servizio. Ad ora si sono ricercate altre soluzioni con il rischio che anche altri potrebbero giungere alla determinazione di rifiutare di effettuare i trasporti.
Questa attività nata dalla riconversione di un bene confiscato alla mafia in contrada Don Tommasi, nel territorio del comune di San Cipirello, è gestita dalla cooperativa sociale Placido Rizzotto – Libera Terra. La cooperativa, nata vent’anni fa, per valorizzare e rimettere in coltura i beni confiscati alla mafia, dimostrando che possono essere un volano per il rilancio sociale ed economico del territorio, vede compromessa possibilità di continuare il suo lavoro.
La cooperativa lavora presso la cantina, per conto del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, le uve coltivate dalle cooperative sociali siciliane di Libera Terra.
I vini Centopassi ormai conosciuti in tutto il mondo, ogni anno raccolgono numerosi riconoscimenti di qualità da tutte le guide di settore e narrano la bellezza e la professionalità che esprime l’Alto Belice Corleonese. La distribuzione dei vini Centopassi, e dei prodotti Libera Terra, contribuisce a dare una giusta occupazione, e quindi dignità, a più di 170 persone nelle cooperative sociali coinvolte, di cui 70 proprio nel territorio dell’Alto Belice Corleonese (più del 30% sono soggetti svantaggiati).
La cooperativa ha inviato una segnalazione al Sindaco Metropolitano e al Prefetto di Palermo, affinché vengano ripristinate le normali condizioni di viabilità.
“Siamo una cooperativa sociale, di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, – dichiara Francesco Citarda, presidente della Placido Rizzotto – Libera Terra – che vuole fare sana impresa per autosostenersi, garantire occupazione promuovendo il territorio e valorizzando dei beni collettivi, quali sono i beni confiscati ai mafiosi del territorio, chiediamo di essere messi nelle condizioni di farlo al meglio delle nostre possibilità. Non solo noi ma tutti gli attori economici e sociali nell’Alto Belice Corleonese, si vedono penalizzati dallo stato penoso delle strade, non esiste viabilità, questo compromette la possibilità di creare occupazione. Il lavoro è un diritto, il lavoro è dignità come ci ha insegnato Placido Rizzotto e dove non c’è possibilità di assicurare diritti si radicano più facilmente le mafie”.