

“Cari bambini, bambine, ragazzi e ragazze,
purtroppo oggi non sono a Bologna in mezzo a voi, come speravo, perché mi trovo qualche giorno in ospedale per un intervento al cuore. Ma credetemi: questo mio cuore un po’ malandato è comunque lì con voi, a condividere l’emozione di questo momento tanto atteso.

Oggi la città di Bologna vi chiama ufficialmente “italiani”, con la cittadinanza onoraria, anche se molti fra voi sentono di esserlo sin dalla nascita.
È importante che alcuni bravi amministratori cerchino il modo per sanare il tradimento della Costituzione che è in atto da tanti anni in Italia, sulla pelle di giovani cittadini e cittadine come voi. Non si capisce come mai ci siano tante resistenze, tanti ostacoli sulla strada dell’inclusione di bambini e ragazzi che, nei fatti, nei riferimenti e nelle abitudini, sono pienamente figli di questa nostra terra.

La cittadinanza, per altro, non è un percorso a senso unico. Troppo spesso ne sentiamo parlare come di una concessione, qualcosa di calato dall’alto, da un “noi” a un “voi” che non può fare altro che attendere e sperare. Quant’è sbagliata questa idea! Voi che oggi diventate cittadini onorari, a livello formale, a livello sostanziale avete già dato tanto a questo Paese. Attraverso le vostre energie, le vostre idee, i vostri studi, le vostre domande, le prestazioni sportive o l’impegno nel volontariato. E anche le culture diverse di cui siete portatori, così come le diverse fedi dentro le quali possiamo comunque riconoscerci fratelli: un’eredità preziosa delle vostre famiglie che è giusto non vada dispersa.
La cittadinanza è come un corpo vivente: ogni cellula fa la sua parte per farlo crescere, agire e restare in salute. Ogni cittadino a quel corpo chiede qualcosa – diritti, dignità, opportunità – ma è anche chiamato a restituire, con l’adempimento dei suoi doveri sociali, di studio e di lavoro.
Io credo che tutto questo voi lo sappiate bene. Così come sapete che oggi dalla città di Bologna non state ricevendo un regalo, ma piuttosto una grande responsabilità! Quella di sentirvi chiamati in maniera ufficiale a contribuire allo sviluppo del territorio, per costruire quelle condizioni di benessere, progresso civile e giustizia sociale che la Costituzione tanto bene descrive.
Non si tratta allora di dire “grazie”, e neppure di archiviare questa giornata come una bella festa di amicizia. Ma di scolpire nel proprio cuore – il vostro cuore pulsante di ragazzi e ragazze col presente che scorre veloce sotto le scarpe da ginnastica o le ruote della bicicletta – l’impegno che vi state assumendo: rendere l’Italia, insieme a tanti coetanei e coetanee, un Paese più bello, più giusto, più umano”.
Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele