“Non basta parlare di cambiamento che rischia l’adattamento senza cambiare la sostanza, dobbiamo rigenarci, altrimenti il rischio è la degenerazione”. Con queste parole ispirate ad Edgar Morin, Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha cucito le sfide che ci attendo per il futuro durante la formazione estiva e l’assemblea di Libera che si sono svolte nel week-end a Ciampino. Una tre giorni utile a riflettere su mafie, sull’associazione e, appunto, sulle quali sfide future.
“Serve un’ecologia integrale, estesa a tutti gli ambiti della vita: una rapida conversione ecologica, non una lenta transizione. Occorre un nuovo meticciato di saperi, cultura e pensiero. Serve un grande impegno in ambito culturale e sociale. In questa conversione i giovani sono fondamentali in quanto portatori di una linfa fondamentale per rigenerare: lasciamogli spazio”.
Sulle mafie Don Ciotti è chiaro: “Oggi è più difficile di ieri essere Libera perché c’è una normalizzazione in atto. E’ ormai chiaro un rapporto tra mafie e massoneria deviata forte e inquietante che rende più fragile la nostra democrazia. In questo quadro di beni confiscati se ne parla molto meno: serve il nostro impegno, di tutti, che deve avere continuità, con le stesse forza e passione. Vigiliamo sul Pnrr: è un’occasione su cui le mafie vogliono fare affari”.
Le mafie “sono alimentate dalle disuguaglianze e dalle povertà. In quelle fessure i mafiosi ci sono e sono quelli che fanno più affari di tutti”.
La conclusione del presidente di Libera racchiude “la speranza che non dev’essere attesa passiva di un futuro migliore, ma un impegno presente accompagnato da parole credibili e gesti concreti”.