

«Il Manifesto presentato questa mattina sottolinea come la cooperazione sia una leva di inclusione e giustizia sociale, attenta a valorizzazione i beni confiscati e l’inserimento lavorativo anche di persone fragili e svantaggiate, compiendo ogni sforzo possibile per assicurare una filiera etica – sottolinea Rita Ghedini, Presidente di Cooperare con Libera Terra –. Per questo, dopo la nostra assemblea, abbiamo partecipato con piacere alla costruzione di una tavola rotonda incentrata sul ruolo dell’agricoltura sociale come elemento significativo per la costruzione del bene comune».

Si è svolta oggi nell’ambito della tappa verso la Biennale l’assemblea di Cooperare con Libera Terra, Agenzia per lo sviluppo cooperativo e la legalità che da quasi vent’anni, si occupa di promuovere il riuso sociale e produttivo dei beni confiscati, a fianco di Libera, insieme alle cooperative di Legacoop che l’hanno fondata e la animano. «Siamo molto contenti di aver svolto la nostra assemblea annuale nell’ambito della manifestazione “Dieta Mediterranea e cooperazione, un modello di sviluppo” finalizzata alla presentazione del Manifesto cooperativo di Legacoop della stessa – continua la Presidente –. Per valori e contenuti progettuali ci sentiamo pienamente parte di questo progetto. Dignità, Mutualità, Alleanza, Inclusione, Presidio, Partecipazione – alcune delle parole del Manifesto – sono i modi con cui il progetto di Cooperare con Libera terra ha cercato, negli anni, di dare sostanza e sostenibilità al motto “buoni, puliti e giusti” che definisce il progetto Libera Terra dalla sua origine. Le cooperative Libera Terra sono pienamente integrate nella filiera agroalimentare cooperativa, partecipi ed impegnate a promuovere stili di vita e di consumo sostenibili, basati sul rispetto della terra, delle persone che la abitano e la lavorano, delle colture e culture che raccontano la storia del territorio, senza agiografie, con la forza di chi sa che la vera trasformazione positiva avviene attraverso la partecipazione. Per questo, dopo la nostra assemblea, abbiamo partecipato con piacere alla costruzione di una tavola rotonda incentrata sul ruolo dell’agricoltura sociale come elemento significativo per la costruzione del bene comune».

«Quello che abbiamo voluto lanciare oggi è un futuro con una visione condivisa, aperta, cooperativa. Un manifesto che tiene conto di temi che stanno alla base della filiera agroalimentare, a partire dal reddito adeguato degli agricoltori e dei pescatori, degli scambi commerciali equi, della cura e della vocazione del territorio, del benessere psicofisico delle persone, della cultura e della storia, della cucina italiana», ha detto Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare in occasione della Biennale dell’Economia Cooperativa di Legacoop.
«Il Manifesto è una tappa di un percorso avviato alcuni anni fa, in cui Legacoop ha messo insieme le esperienze nel consumo, nella distribuzione e nella produzione, per avere una visione il più possibile unitaria sui temi dell’alimentazione. Con una missione: valorizzare i prodotti dei nostri soci», sottolinea Maretti. «Un percorso che oggi ha fissato un’altra tappa e che si arricchisce anche del nostro diretto sostegno alla candidatura all’Unesco della Cucina Italiana a patrimonio immateriale dell’umanità che il ministro Francesco Lollobrigida porta avanti con grande impegno».

Nell’aprire i lavori, Anna Ceprano, presidente Legacoop Campania, ha spiegato che «la filiera cooperativa, con la sua distintività e le sue articolazioni settoriali, trova nella Dieta Mediterranea un suo compimento, una sua naturale realizzazione: non si tratta solo di agricoltura e di pesca che tutela terre e mari, di nutrienti che fanno bene alla salute e prevengono malattie, di un’etica del lavoro che mette al primo posto i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, del fare insieme per il bene comune, di imprese di pace e per la pace e la crescita sostenibile della collettività, ma anche di un’idea di vita, di storie di comunità, di un sistema di valori condivisi e di memoria. Ecco perché, assieme ad una innovazione ecocompatibile, dobbiamo immaginare nuovi modi di esistenza e di azione che guardano alla tradizione, socialità e alla saggezza del modello cooperativo della Dieta Mediterranea».
Ad evidenziare il legame tra agricoltura, cultura, studio ed innovazione, nella sala Cinese di Portici hanno preso la parola il Rettore della Federico II di Napoli Matteo Lorito e il direttore scientifico della Fondazione Cnr Agritech Danilo Ercolini che partendo dai 300 anni di storia della Sala e dai 150 anni della facoltà hanno insistito sulla necessità di non chiudersi alle innovazioni ed alle sfide produttive del futuro.
I consumi alimentari e la Dieta Mediterranea per uno stile di vita sano. La Dieta Mediterranea è la base per uno stile vita sano, salutare, che previene malattie e ricadute sulla Sanità pubblica. Bastano alcuni dati. La Fondazione Aletheia dice che in Europa si spendono 310 miliardi di euro per merendine e bevande gassate (+29% in 5 anni) e rappresentano il 13% della dieta Ue. E per i bambini europei questi prodotti rappresentano un quarto delle calorie giornaliere. Gli Usa sono oltre il 60%. Inoltre nei giovani e nei bambini cresce l’area di sovrappeso e obesità con l’Italia che sta tra il 21° e 35° posto.
La società che cambia. Nel 2024 la Caritas ha assistito oltre 277mila nuclei familiari (+62% rispetto a 10 anni fa) in condizioni di povertà. Dove sanità e casa sono i primi elementi critici accompagnati da istruzione e alimentazione.
«L’agricoltura svolge il ruolo di attività principale a salvaguardia del territorio soprattutto nelle aree interne di collina e montagna, ma con sempre maggiore difficoltà di competitività e mercato», continua Maretti. «E anche le città non stanno meglio perché il divario di reddito e di istruzione tra centro e periferia è arrivato al 18% per il reddito ed il numero di laureati in periferia rispetto al centro è la metà». Tutti elementi questi che «influiscono negativamente sui consumi alimentari in termini soprattutto qualitativi, in particolare nelle giovani generazioni e lo vediamo per esempio nel fatto che i consumi di pesce nei bambini è a di sotto delle raccomandazioni nazionali».
Dieta Mediterranea e cooperazione, un legame inscindibile. Tra gli interventi della mattinata, Maurizio Martina vice direttore generale della Fao ha fatto notare come «il lavoro di Legacoop arriva nell’anno internazionale della cooperazione, un anno per riflettere sull’attualità, sulla modernità dell’esperienza cooperativa rispetto a quanto vediamo e viviamo». Ed è un lavoro che evidenzia «come Dieta Mediterranea e cooperazione abbiano una radice comune, quella del fare insieme. La Dieta Mediterranea è una esperienza umana, un atto di alimentarsi non di singoli, ma collettivo. Un modello per cooperare con gli altri». Martina ha poi evidenziato come «fare insieme è fare multilateralismo in un mondo multipolare. Multilateralismo è l’espressione di cooperazione internazionale per fare cose comuni». E per quanto riguarda la Dieta Mediterranea, «questa non soltanto un modello agroalimentare, ma un modello di vita che mette insieme fattori sociali, economici e umani come la salubrità».
Il Manifesto Cooperativo di Legacoop della Dieta Mediterranea. In questo quadro si inserisce il documento di Legacoop. «È il frutto di un lavoro collettivo, che nasce da un’esigenza chiara: affermare che la Dieta Mediterranea non è solo una pratica alimentare, ma una visione di società. Una visione che mette insieme salute, giustizia sociale, sostenibilità ambientale, coesione economica e qualità del lavoro. Ed è una visione che trova nella cooperazione un attore naturale e coerente», è quanto ha affermato Sara Guidelli, direttrice generale di Legacoop Agroalimentare, che ha presentato il Manifesto.

In un’epoca in cui il dibattito sul cibo spazia dalla sostenibilità alla giustizia sociale, emerge un manifesto audace, articolato in dieci principi fondamentali, che «si propone come una vera e propria agenda di trasformazione per il nostro sistema alimentare e i territori» ha detto Guidelli.

Questo documento, promosso da Legacoop non vuole essere soltanto una dichiarazione d’intenti, ma una roadmap concreta per un futuro in cui il cibo sia realmente un diritto universale e un motore di benessere collettivo. «Si propone così come uno strumento di lavoro comune per costruire alleanze e promuovere una società più coesa, giusta e sana. È un invito all’azione, dimostrando come il modello cooperativo possa essere un pilastro fondamentale per un futuro alimentare più equo e sostenibile», continua la direttrice generale.
I dieci punti del Manifesto. Al centro c’è la dignità, che garantisce l’accesso a cibo sano e giusto, prodotto senza sfruttamento, e l’equilibrio della Dieta Mediterranea come stile di vita sostenibile. La mutualità tra cooperative rafforza i legami sociali ed economici sui territori, mentre la tutela dell’identità italiana valorizza le eccellenze e i paesaggi rurali.
Il manifesto (vedi file allegato) promuove un’alleanza etica lungo tutta la filiera, dal campo alla tavola, per contrastare gli sprechi e distribuire equamente il valore. La consapevolezza alimentare, attraverso l’educazione, forma cittadini informati. L’inclusione è garantita combattendo il caporalato e integrando chi è ai margini, mentre il presidio dei territori difende l’agricoltura sostenibile anche nelle aree più fragili. Infine, l’innovazione guida la transizione ecologica e la competitività, e la partecipazione democratica crea reti vive tra imprese, istituzioni e cittadini.
«Questo manifesto non è solo un’idea, ma un piano concreto per un futuro alimentare più equo, sano e sostenibile», ha sottolineato Guidelli.
Simone Gamberini presidente Legacoop, presente con un video messaggio, ha tenuto a ribadire che questa dedicata alla «filiera agroalimentare si colloca come una delle tappe fondamentali del cammino verso la Biennale della Cooperazione 2026», che si terrà a Milano. Perché «quella agroalimentare è una filiera strategica, che attraversa il Paese dal campo alla tavola. Una filiera che genera lavoro, valore, cultura e salute». Il sistema cooperativo di Legacoop «è l’unico movimento in grado di rappresentare tutti i pezzi della filiera agroalimentare. Dalla produzione alla trasformazione, fino alla distribuzione e al consumo consapevole». E dimostra «che è possibile fare impresa generando valore economico e allo stesso tempo responsabilità sociale, coesione e sviluppo sostenibile». Con «questa visione abbiamo costruito il Manifesto cooperativo della Dieta Mediterranea, che non è solo la difesa di un patrimonio culturale, ma una proposta concreta per un modello di sviluppo sano, giusto, partecipato. Perché la Dieta Mediterranea, letta attraverso la cooperazione, è salute, lavoro dignitoso, educazione, biodiversità, inclusione. È alleanza tra chi produce, trasforma, distribuisce, cucina e consuma».