L’Agenzia Cooperare con Libera Terra, al fianco di Libera dal 2006 per prestare supporto alle esperienze di restituzione e recupero in forma cooperativa di beni confiscati alle mafie, riporta di seguito la sua posizione circa le disposizioni relative alla razionalizzazione delle procedure di gestione e destinazione dei beni confiscati e quelle relative all’organizzazione e funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati contenute nel testo del Decreto Sicurezza.
Riteniamo positiva la previsione di un effettivo potenziamento dell’ANSBC attraverso il reclutamento tramite concorso di 70 nuovi funzionari. Tale previsione risponde infatti all’esigenza di permettere alla suddetta istituzione di poter meglio assolvere al suo importantissimo e delicato ufficio. Ciò nonostante si considera questo come un primo passo e si ritiene ancora necessaria, anche ipotizzando un utilizzo del Fondo Unico Giustizia, oltre al completamento del processo di potenziamento dell’Agenzia Nazionale, l’allocazione di risorse a supporto delle istituzioni tutte coinvolte nel processo di recupero e restituzione alla cittadinanza dei patrimoni sottratti alla criminalità organizzata, anche attivando percorsi di rafforzamento della capacità amministrativa e della cooperazione tra gli attori coinvolti al fine di realizzare maggiormente gli obiettivi di riutilizzo pubblico e sociale di questi beni.
Per quanto concerne la disciplina della destinazione dei beni confiscati ed in particolare la previsione dell’allargamento della platea dei possibili acquirenti dei beni immobili confiscati, di cui non sia possibile un riutilizzo istituzionale o sociale, anche a tutti i privati (ossia al miglior acquirente), pur prevedendo il decreto alcuni paletti formali, si sottolinea l’estrema delicatezza di questo passaggio che richiede la massima attenzione per evitare che in forme indirette soggetti collegati alla criminalità organizzata possano acquisirne il possesso riaffermandone il controllo criminale. Sottolineiamo, inoltre il rischio che tale previsione possa apparire, in quanto strada certamente più semplice del processo di riutilizzo pubblico e sociale, una scorciatoia, finendo così per deprimere la finalità principale del recupero di questi beni.
Si sottolinea infatti l’importanza della ratio sottesa all’iniziativa popolare che ha promosso la legge 109 del 1996, che introdusse la disciplina del riutilizzo sociale dei beni confiscati, ossia l’intento risarcitorio nei confronti dei territori e delle comunità colpite dall’azione di alterazione degli equilibri democratici operata attraverso la sua azione dalla criminalità organizzata. In tal senso riteniamo necessarie garanzie ulteriori e precise per limitare effettivamente a casi marginali e residuali il ricorso alla vendita, da prevedersi solo quando non sia effettivamente possibile un riutilizzo istituzionale, pubblico, sociale o comunque volto a perseguire finalità sociali. Questi riteniamo debbano rimanere obiettivi sostanziali che, oltre a trovare formale conferma nel testo della norma, incontrino anche azione concreta, possibile e convinta delle istituzioni tutte.