

A Bologna è stato rinnovato protocollo col Tribunale sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati «per continuare a dimostrare che confiscare un bene non significa sprecare ricchezza, ma recuperarla e restituirla alla comunità a cui era stata sottratta», come sintetizza il presidente del Tribunale, Francesco Caruso. Cooperare con Libera Terra è stato tra i promotori dell’accordo, insieme a Libera, Avviso Pubblico, Cgil, Cisl e Uil, col coordinamento scientifico della prof. Stefania Pellegrini dell’Università di Bologna.

L’obiettivo dell’accordo, rinnovato alla luce delle modifiche normative degli ultimi anni e sottoscritto, oltre che dal Tribunale, dai sindacati confederali, associazioni antimafia come Libera e Avviso pubblico, da una lunga serie di associazioni di categoria e da vari soggetti istituzionali, è quindi consentire da un lato la sopravvivenza delle imprese sequestrate ai sensi del Codice antimafia, e dall’altro favorire l’utilizzo tempestivo dei beni immobili assegnandoli provvisoriamente ai soggetti ai quali potrebbero essere destinati dopo la confisca definitiva.

Non a caso, il nuovo accordo è stato siglato a Villa Celestina, confiscata a Giovanni Costa, che riciclava i soldi di alcune famiglie mafiose, e ora gestito da Libera, al momento l’unico bene confiscato riutilizzato a fini sociali nel Comune di Bologna. Prima di firmare, Caruso tiene a sottolineare l’importanza «di uno strumento che funziona» come appunto quello del sequestro e della confisca dei beni, ma avverte che «la strada non è da considerare spianata». Questo perché, rileva, oltre ai problemi ‘tecnici’, come il fatto che «la prevenzione sia competenza distrettuale, mentre i sequestri e le confische di merito, cioè quelli fatti durante i processi, siano in capo ai singoli Tribunali», c’è un’ulteriore difficoltà, data dal fatto che «è in corso una discussione teorica e dottrinale su questo strumento: molti lo mettono in discussione, e bisogna capire come intende muoversi il legislatore».

Da parte sua, conclude Caruso, il Tribunale «cercherà di potenziare le sue strutture, ma abbiamo bisogno di supporto per far sì che i beni sequestrati possano arrivare alla collettività in buona salute». (Fonte Agenzia Dire)
