Cultura e analisi: capire l’oggi per costruire un domani migliore. E’ questo l’obiettivo della tre giorni di formazione organizzata da Libera.
In apertura Don Luigi Ciotti ha esortato tutti “a schierarsi, decidere, scegliere. Non basta più indignarsi, bisogna provare disgusto per alcune cose e ribellarsi. Non possiamo tollerare un sistema dove contano più le cose che le persone: l’accoglienza è la base della civiltà, la vita che accoglie la vita. Per sconfiggere le mafie serve un cambiamento culturale più complessivo di cui Libera si deve fare promotrice”.
Ci aspetta un anno importante che parte dal passaggio a nord est di quest’anno ai 25 anni di Libera: un traguardo importante con sfide ambiziose.
A seguire l’interessante riflessione su “Mafie e corruzione: le parole sono importanti. Lessico, modalità e strategie comunicative” con Domenico Iannacone (Giornalista RAI) e Massimo Razzi (La presse) coordinate da Elena Ciccarello.
Nella mattinata di oggi si discute con Rosy Bindi, Claudio Fava e Giancarlo Caselli stimolati da Enza Rando.
“La gestione dei beni confiscati – ricorda Claudio Fava – è il tema su cui ci giochiamo realmente e concretamente la lotta alle mafie”. E ancora: “Facciamo malissimo a delegare alle sentenze dei giudici l’antimafia: loro entrano nel merito del penale, ma ci sono, fuori dai codici, elementi di carattere etico che non è giusto che deleghiamo”.
“Indagando sull’antimafia, quella alla Montante, abbiamo indagato anche sulla mafia – ricorda Rosy Bindi -. Non è un problema di mele marce, il problema è culturale. Il movimento antimafia è nato per combattere una mafia che oggi è stata in parte sconfitta, in parte profondamente cambiata. Serve una cultura diffusa, condivisa e non solo per specialisti”.