Care cooperatrici, cari cooperatori, gentili ospiti,
ringrazio tutti i presenti per aver voluto ritrovarsi ancora una volta intorno a questo progetto in questa diciassettesima assemblea. Dedichiamo questa sessione di confronto con i soci al resoconto delle attività e alla presentazione del bilancio, rinviando all’autunno una riflessione pubblica sul nostro lavoro ed i nostri progetti, nell’ambito di un evento nazionale che Libera proporrà sul tema dei beni confiscati.
Mafie sempre più attive, nuovi attacchi al riuso sociale e nuovi progetti
In questo biennio 2022/2023 cade il trentennale delle grandi stragi di mafia a Capaci, via D’Amelio, Milano, Roma e Firenze. Molto è cambiato da allora, ma, purtroppo, negli ultimi anni le relazioni della Direzione investigativa antimafia al Parlamento, sottolineano con sempre maggiore forza, infiltrazioni particolarmente preoccupanti nell’economia legale.
Proprio la scorsa settimana, in occasione delle commemorazioni per la strage di via D’Amelio dove persero la vita Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato come l’esempio del pool antimafia abbia dimostrato che la mafia poteva essere sconfitta, ma soprattutto che l’esempio di Falcone e Borsellino «ci invita a vincere l’indifferenza, a combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità, a costruire solidarietà e cultura dove invece le mafie puntano a instillare paura».
Le organizzazioni criminali mafiose «confermano la tendenza rilevata da diversi anni – si legge nella relazione della Dia al Parlamento – circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno ormai raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità». Questo perché si assiste a una «mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a concludere i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità».
Le mafie sono sempre meno rumorose, creano sempre meno allarme sociale attraverso azioni violente, ma sono molto più infiltrate e ibridate in ambito economico-finanziario «anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica, formalmente estranei ai sodalizi».
A fronte delle difficoltà di molte imprese, conseguenza delle ripetute crisi degli ultimi anni, le mafie forniscono risposta alle «crisi di liquidità dapprima come sostegno finanziario, subentrando poi negli asset e nelle governance societarie per capitalizzare illecitamente i propri investimenti».
Il ritratto è, dunque, di grande forza delle consorterie mafiose e la risposta di un riuso sociale e produttivo dei beni confiscati risulta essere sempre più attuale.
È, quindi, preoccupante l’ennesimo ritorno, nel dibattito politico nazionale del tema della vendita dei beni confiscati. Ribadiamo con forza, che – come già previsto dal Codice Antimafia – la vendita debba rimanere assolutamente residuale e solo dopo aver percorso tutte le possibili strade per il riuso sociale e istituzionale di tali beni. Su questo tema ci siamo schierati pubblicamente al fianco di Libera anche il 22 aprile scorso prendendo le distanze dalle dichiarazioni del presidente della Regione Campania De Luca riguardo alla vendita dei beni confiscati in quanto lo Stato non è in grado di gestirli e assegnarli. Sarebbe una resa inaccettabile. Sarebbe uno schiaffo alla legge 109/96, un attacco alle migliaia di realtà cooperative, dell’associazionismo e del volontariato che in questi anni hanno creato economia, lavoro pulito, sottraendo ai boss lo strumento del consenso. Vendendo, o più probabilmente svendendo i beni confiscati, si favorirebbero i clan, che potrebbero riacquistare i beni tramite prestandomi e riciclando i patrimoni e le ricchezze si accumulano illecitamente. Il Paese non se lo può permettere.
Il tema «beni confiscati» è tornato con forza al centro dell’agenda di Libera, che ha investito su nuove persone e attivato, proprio in questi giorni, una fase d’ascolto dei soggetti gestori vicini all’associazione da cui scaturirà un Manifesto politico che prenda in esame buone pratiche e criticità, per porre il tema in maniera proattiva, consapevoli che nel Paese la gestione dei beni e delle aziende non è all’altezza delle ambizioni della Legge, né delle potenzialità sociali ed economiche insite nel riuso sociale.
Per quanto riguarda il progetto Libera Terra, dopo vent’anni, Libera sta chiedendo alle cooperative un rinnovato impegno sul fronte della promozione sociale, sottolineando come, senza perdere di vista l’aspetto imprenditoriale, la dimensione relazionale e sociale sui territori non possa essere demandata interamente all’associazione. In questa dimensione, la centralità di Cooperare con Libera Terra nell’accompagnamento e nello sviluppo imprenditoriale delle cooperative e dei nuovi progetti imprenditoriali vicini a Libera che devono nascere sui beni confiscati, richiederà una riflessione sul miglior utilizzo delle risorse della rete associativa.
La cooperazione, come sottolineato nel nuovo documento di mandato di Legacoop, ci crede e siamo convinti che questa sia la forma di impresa più coerente nel garantire il riuso sociale.
Occorre condividere e dare concretezza ad una strategia cooperativa nazionale per il riuso sociale dei beni, per sostenere un cambio di passo, oggettivamente necessario, sulle pratiche di riuso, la loro diffusione e la capacità di produrre valore.
Cooperare con Libera Terra è a disposizione del movimento cooperativo e di Legacoop per mettere a disposizione l’esperienza maturata in questi anni di lavoro sulle piccole dimensioni del progetto, nell’auspicio che possa essere finalmente “scalato” ad una dimensione maggiormente significativa ed incisiva.
Tornando al quadro criminale, l’ultimo elemento che ci preme sottolineare è che in Emilia-Romagna, «anche nel semestre preso in esame (il primo 2022), conferma il consolidarsi della strategia di infiltrazione nell’economia legale e nei gangli della Pubblica Amministrazione da parte delle organizzazioni mafiose», scrive la Dia. Si stanno succedendo sequestri e confische per reati contenuti nel Codice Antimafia nei settori della ristorazione, del turismo, dei servizi, ma anche in ambito agricolo, agroalimentare e molti altri settori.
Su richiesta di Libera Emilia-Romagna siamo attivi su due progetti di riuso sociale di due beni confiscati. Le competenze messe a disposizione dai nostri soci saranno fondamentali per studiarne la sostenibilità.
Il primo è a Longastrino di Argenta (Fe) dove si trova un bene confiscato che lo scorso 21 marzo 2021 è stato riconsegnato dall’Anbsc alla comunità per farne riuso sociale. In questo complesso, composto da una casa indipendente, una stalla attualmente utilizzata per ovini, strutture ad essa funzionali e un’ampia area cortiliva, opera un’azienda che si trova in fase di confisca di primo grado. Con Libera Emilia-Romagna e Comune di Argenta, oltre all’animazione durante la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, siamo tra i promotori del percorso partecipativo che ha rilevato i bisogni della popolazione ed entro fine anno svilupperà un progetto da sottoporre all’Amministrazione comunale.
A Riccione, l’ex Hotel Smart si presenta in un ultradecennale stato di abbandono e incuria, ma allo stesso tempo in una zona ben servita, ad alta intensità turistica e con potenzialità decisamente alte per un riuso sociale non solo di testimonianza, ma capace di stare sul mercato in maniera sostenibile. Il percorso è stato più volte rallentato da cambi di Amministrazione, ma grazie alle competenze dei soci Unipol e Consorzio Integra stiamo procedendo nella fase di studio della struttura e quantificazione dei costi per recuperare o ricostruire la struttura.
Al fianco di Libera, stiamo supportando il percorso di Villa Celestina a Bologna, partecipando all’animazione del giardino in attesa che si proceda nella riqualificazione della casa del custode. Ancora incerti sono invece i tempi sulla villa – oggi un rudere – dove è stato avviato un importante piano di riqualificazione da parte del Comune.
Continuano i consolidati rapporti diretti con diverse cooperative ed Enti quali Coop Alleanza 3.0, Coop Reno, Unipol, Coopfond, Cadiai, Granarolo, Coop Avola, da quest’anno Social Seed, mentre sullo sviluppo di nuove progettualità si sono attivati vari soci, tra le quali ricordo il Consorzio Integra che ci sta supportando nella fase di studio di fattibilità di un progetto a Riccione.
Un sentito ringraziamento permettetemi di esprimerlo a Legacoop Puglia, al suo Presidente Carmelo Rollo e al suo vice Pasquale Ferrante, consigliere d’amministrazione di Cooperare con Libera Terra, che si è speso in prima persona nell’accompagnamento di Terre di Puglia alla verifica dei presupposti di rilancio che, seppur non ancora scontato, stiamo percorrendo con sforzi straordinari.
Il coinvolgimento di Legacoop Puglia nell’attività di rilancio di Terre di Puglia appare assolutamente imprescindibile, anche in ragione della situazione di isolamento in cui si è venuta a trovare la cooperativa.
Mi preme sottolineare il prezioso ruolo dei tutor Alessandro Alacevich, Giovanni Cozzi, Valerio Orlandini, Fatma Pizzirani e Graziano Rinaldini che ringrazio per l’impegno, la passione e le competenze che con generosità continuano a mettere a disposizione delle realtà Libera Terra.
Cari soci, cari tutor, il vostro appoggio, le vostre professionalità e la vostra grande esperienza continuano ad essere fondamentali per far crescere imprenditorialmente le cooperative sociali di Libera Terra e tracciare nuove traiettorie in questo contesto Paese che abbiamo visto in premessa essere sempre più difficile e un tessuto economico sempre più appetito dalle mafie.
Continua a essere un elemento fondamentale il supporto finanziario, oltre al già citato Fondo Mutualistico di Legacoop, Coopfond, i supporti di Bper, Banca Etica, Invitalia e della “finanziaria Marcora” Cfi – Cooperazione finanza impresa con la quale abbiamo intensificato il rapporto in questo primo semestre del 2023. Dopo aver concesso un finanziamento alla Placido Rizzotto per un importante investimento nella cantina Centopassi, fiore all’occhiello del progetto Libera Terra, sta valutando un rafforzamento dell’intervento in Terre di Puglia e un primo intervento nella cooperativa Pio La Torre, anch’essa chiamata ad alcuni investimenti produttivi atti a consolidarne lo sviluppo.
In questo ambito stiamo continuando a supportare le cooperative attraverso l’interlocuzione con soggetti di sistema, consci che, per loro natura, le realtà cooperative che lavorano sui beni confiscati hanno difficoltà oggettivamente maggiori ad accedere alle fonti di finanziamento ordinarie. In quest’ottica va la convenzione firmata nelle scorse settimane con Cooperfidi, che concederà garanzie a condizioni favorevoli e con tempi di istruttoria celeri alle assistite da Cooperare con Libera Terra.
Il progetto Libera Terra
Nel corso dell’esercizio 2022 è proseguito il lavoro di Cooperare con Libera Terra a fianco di Libera e del movimento cooperativo per valorizzare l’esperienza maturata in oltre quindici anni di attività a supporto di progetti cooperativi di riutilizzo sociale e recupero dei beni confiscati. Il 2022, per le cooperative Libera Terra, è stato ancora una volta un anno difficile, con i bilanci fortemente influenzati dalla faticosa produzione agricola in molti comparti, duramente colpita da eventi atmosferici estremi dovuti al cambiamento climatico e che pesano fortemente sulla produttività di queste realtà che già scontano alcune diseconomie strutturali nel modello, in primis i pochi terreni molto distanti tra loro che non permettono le più classiche economie di scala che avvengono nel settore.
Dopo tre anni difficili, in questo 2023 stiamo assistendo all’inizio di un rilancio, che speriamo importante nei prossimi anni, delle strutture ricettive gestite dalle cooperative. Nel 2022 l’attività di testimonianza e di memoria delle vittime innocenti è proseguita con forza, riabbracciando pienamente la modalità in presenza, nettamente più efficace per questa attività.
Considerando l’aggregato delle Cooperative Libera Terra e del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, pur in un contesto difficile, le vendite sono stabili e il fatturato complessivo si attesta vicino ai 7 milioni di euro, valorizzando le principali materie prime conferite dalle cooperative in misura superiore alla media di mercato. La struttura consortile continua a confermarsi capace di adattarsi in maniera celere ai mutamenti di mercato grazie all’elevata professionalità dei propri soci. Il marchio Libera Terra continua, dunque, a garantire qualità e a migliorare il proprio posizionamento qualitativo.
Su questo tema stiamo cercando di definire i presupposti per avviare uno studio dedicato all’analisi delle trasformazioni in atto e alla definizione delle migliori scelte, culturali, tecniche ed ambientali per adottare strategie di adattamento ai gravi cambiamenti in atto e prospettici.
Stabile anche l’occupazione, che nel 2022 ha visto impiegate 180 persone tra stagionali e fissi.
Promozione cooperativa e cultura della legalità
Per Cooperare con Libera Terra è stato un anno intenso anche nella collaborazione con il mondo dell’istruzione, che ha visto coinvolte alcune centinaia di ragazze e ragazzi attraverso alcune testimonianze nelle scuole (soprattutto superiori) all’interno di progetti cooperativi e nell’università. In quest’ambito è di particolare rilievo il progetto, iniziato quest’anno, «Coltivare futuro. Percorsi territoriali di ispirazione e impegno» fatto insieme a Libera Bologna, Cadiai e Fondazione Rocca dei Bentivoglio nel Comune di Valsamoggia e finanziato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Il progetto vuole promuovere percorsi di ispirazione e impegno sulle tematiche della legalità, del rispetto e della cittadinanza attiva per giovani in età compresa tra i 14 e i 18 anni.
È proseguita la collaborazione con l’Università di Bologna, in particolare con la facoltà di Giurisprudenza, con la quale stiamo ospitando il tirocinio per tesi sul percorso partecipativo di Longastrino della dott.sa Mariacristina Ciuffreda nell’ambito del Master in “Gestione e riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati Pio La Torre” diretto dalla Prof.sa Stefania Pellegrini.
Nel corso dell’esercizio sono stati svolti interventi e testimonianze in eventi al fianco di Libera o organizzati dai soci dell’Agenzia.