Vi riproponiamo l’intervento di Rita Ghedini, Presidente Cooperare con Libera Terra, durante l’evento “Riuso sociale, consolidati valori e nuove prospettive” che si è svolto durante l’assemblea dell’associazione che si è svolta a Roma il 15 maggio scorso.
Care cooperatrici e cari cooperatori, gentilissimi ospiti,
quest’anno riportiamo la nostra Assemblea a Roma. Siamo qui, ospiti di Legacoop, per parlare di riuso sociale dei beni confiscati, per ribadirne il valore e capirne le nuove prospettive alla luce dei confronti e delle azioni che hanno accompagnato e seguito le modifiche della legislazione di riferimento e a pochi mesi dall’insediamento del nuovo Direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Prefetto Bruno Frattasi, che ringraziamo per aver accettato il nostro invito.
Cogliamo l’occasione per ringraziare anche in questa sede il Prefetto Ennio Mario Sodano, con cui abbiamo intrattenuto una relazione leale e proficua negli anni del suo impegno in Agenzia.
Come ogni anno, l’Assemblea di Cooperare con Libera Terra è l’occasione per ascoltare e confrontarci con don Luigi Ciotti sul progetto Libera Terra e stimolo costante a rinnovare l’impegno per il contrasto alla criminalità mafiosa, l’affermazione dell’economia pulita e giusta, in una società aperta e democratica. Sono i principi su cui è fondato il progetto Libera Terra, sono i principi della cooperazione, che i soci di Cooperare hanno immediatamente riconosciuto nel suo messaggio e che sono impegnati a sostenere e divulgare.
Ascolteremo anche gli argomenti che vorrà proporci il Prefetto Frattasi, neodirettore dell’Agenzia, a cui rinnoviamo i nostri migliori auguri di buon lavoro con l’auspicio di una proficua collaborazione. Ai Soci di Cooperare con Libera Terra, cui rivolgo un ringraziamento per quest’anno di lavoro insieme, rendicontiamo oggi i termini del Bilancio 2018, il cui progetto è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione lo scorso 8 Aprile, insieme alle principali evidenze del lavoro relativo ai primi mesi del 2019.
Il Bilancio del 2018 ha presentato ancora una volta una chiusura in sostanziale pareggio. Anche quest’anno sottolineiamo positivamente come, in epoca di contributi associativi calanti, la condivisione del progetto Libera Terra e del lavoro dell’Agenzia trovi conferma nella continuità della contribuzione che riconoscete a Cooperare. Per questo vi ringrazio ed esprimo particolare soddisfazione, leggendolo come segno di conferma della forza dei valori cooperativi, che poggiano sull’idea condivisa di uno sviluppo giusto, sostenibile, inclusivo.
Sul fronte della base sociale si è registrato nel 2018 l’ingresso di Coop Reno di Bologna e, nei primi mesi del 2019, delle cooperative Formula Servizi di Forlì e Corso Bacchilega di Imola.
Riteniamo che il lavoro di condivisione del progetto Libera Terra con il movimento cooperativo che si riconosce nell’Alleanza delle Cooperative Italiane debba continuare e rafforzarsi, in un’ottica inclusiva per raccogliere nuove energie e nuove idee a favore della realizzazione di risultati concreti e durevoli.
Il progetto Libera Terra
Considerando l’aggregato delle Cooperative Libera Terra e del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, la chiusura dei bilanci 2018 presenterà una lieve contrazione; le vendite dei prodotti Libera Terra hanno realizzato oltre 7 milioni di euro di ricavi, in calo del 3,29% rispetto 2017. Si tratta di un risultato principalmente figlio del calo del fatturato realizzato attraverso le vendite nella grande distribuzione della cooperazione di consumo, che rappresenta ancora di gran lunga il primo mercato per questi prodotti, seppure con un’incidenza minore rispetto al passato. Ciò in un contesto di complessiva lieve riduzione dei consumi alimentari (-0,2%, fonte Istat riportato nel Rapporto Coop), che ha caratterizzato il 2018 nel nostro Paese e che dal 2010 a oggi ha segnato una flessione del 4,4%. Questi risultati, comunque di sostanziale tenuta, confermano l’efficacia dello strumento consortile capace di valorizzare in maniera particolarmente favorevole i conferimenti dalle cooperative.
I dati aggregati delle 9 cooperative, in attesa di essere approvati nelle assemblee dei prossimi giorni, indicano che è stato mantenuto un patrimonio di quasi 4 milioni di euro; frutto di un fatturato che si avvicinerà ai 5 milioni di euro, in contrazione soprattutto per un’annata agraria particolarmente difficile dal punto di vista metereologico, che ha prodotto un risultato di esercizio complessivamente negativo. Per quanto concerne il lavoro il sistema Libera Terra ha dato occupazione nel 2018 a circa 200 persone.
Queste evidenze sono il frutto dell’aggregato di dati disomogenei tra le singole realtà, che registrano fra loro risultati diversi.
Nonostante i progressi raggiunti sul mercato dai prodotti Libera Terra, persistono ancora criticità di gestione in alcune cooperative che richiedono attenzione ed intervento, attraverso una prosecuzione attenta (a tratti intensa) dell’attività di monitoraggio e supporto dell’Agenzia, ancora fondamentale per sostenere la continuità nel tempo del lavoro di queste imprese. Nelle difficoltà è dunque utile ribadire il ruolo strategico del disciplinare di marchio Libera Terra, strumento fondamentale che ci permette di individuare criticità, sollecitare eventuali interventi correttivi e affiancare le cooperative nella loro attuazione. In questo ambito è di primaria importanza la collaborazione tra Agenzia e Consorzio, volta ad individuare percorsi di supporto finalizzati a presidiare la qualità delle filiere e ad accompagnare le cooperative nell’attuazione di interventi di miglioramento continuo.
Per raggiungere i risultati che tutti ci aspettiamo in termini di consolidamento del valore prodotto da queste esperienze di rigenerazione economica e civile è fondamentale il vostro apporto, che non è mai venuto meno nonostante il contesto economico abbia per tutti aumentato le difficoltà nei rispettivi settori. La mission di Cooperare con Libera Terra è, infatti, il prezioso trasferimento di conoscenze e competenze che negli anni hanno aiutato a crescere questo progetto.
In vari casi, per supportare le cooperative nell’impegno per lo sviluppo o nei momenti di sviluppo o di difficoltà, alcuni soci dell’Agenzia hanno deciso di entrare nelle compagini sociali come soci sovventori, non solo per offrire un apporto economico, ma anche di trasmissione di know-how. Nel 2018 Coop Alleanza 3.0 (già impegnata nelle cooperative “Placido Rizzotto” e “Pio La Torre”) è entrata nella base sociale di “Terre di Puglia”, mentre Coop Reno sostiene come sovventore “Rita Atria”.
Una delle difficoltà maggiori che incontrano le cooperative che lavorano sui beni confiscati è l’accesso al credito. Nel solco dei fondamentali interventi di supporto messi in campo in questi anni dal Fondo Mutualistico di Legacoop, Coopfond, che è intervenuto in tutte le cooperative Libera Terra nella fase di avvio e aprendo canali di finanziamento quando ce n’è stato bisogno, nonché da Unipol Banca e Banca Etica, anche la “finanziaria Marcora” Cfi – Cooperazione finanza impresa ha supportato il primo intervento nel sistema Libera Terra, entrando nel capitale sociale di Terre di Puglia e attivando in seguito anche un finanziamento agevolato ex DM 4-12-2014, la cosiddetta legge Nuova Marcora.
E’ stato il primo passo concreto di una collaborazione che riteniamo potrà essere fruttuosa, dopo la firma a febbraio 2018 di un importante protocollo d’intesa con CFI con l’obiettivo di definire interventi e azioni per aiutare le cooperative a consolidarsi e svilupparsi, salvaguardando così il valore patrimoniale dei beni confiscati e i livelli occupazionali, attraverso un rapporto di stabile e permanente collaborazione. CFI ha infatti sottoscritto un protocollo di collaborazione con l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata finalizzato a rafforzarne l’azione e, attraverso la collaborazione, ognuno per i propri ambiti di competenza, contribuire a salvaguardare il valore patrimoniale dei beni aziendali confiscati ed i livelli occupazionali, e favorire, allorché attuabile e sostenibile, il rapido passaggio alla gestione imprenditoriale dei beni aziendali.
Inoltre, CFI è titolare di una convenzione con INVITALIA con l’obiettivo di non disperdere il valore di queste realtà e di riportare nella legalità il patrimonio sottratto alle cosche, salvaguardando l’occupazione di migliaia di incolpevoli lavoratori e delle loro famiglie.
In relazione a quest’ultima convenzione, Cooperare con Libera Terra si impegna a collaborare nell’attività di promozione delle misure previste dal DM 4/11/2016 in materia di credito agevolato (con prestiti a tasso zero fino a 700 mila euro per 10 anni) e ad accompagnare l’utenza destinataria delle suddette misure nell’analisi dei fabbisogni. Il protocollo d’intesa contiene un interessante riferimento alla promozione e la costituzione di nuove cooperative che operano su beni confiscati o rilevano aziende confiscate.
Cooperare con Libera Terra si pone perciò come nodo di una rete di soggetti pubblici e privati che condividono la finalità istituzionale e civile di operare, nell’ambito delle proprie competenze, per attuare una finalità civile ed etica: restituire valore laddove valore è stato distrutto, depredato; operare per la giustizia sociale, promuovendo la responsabilità e l’impegno attivo delle persone, delle comunità e delle imprese.
In coerenza con queste finalità, molti soci dell’Agenzia hanno partecipato con i propri soci e dipendenti ai campi di impegno e formazione sui beni confiscati, organizzati da Libera presso le cooperative Libera Terra. Si tratta di esperienze che hanno riscontrato un grande apprezzamento, perché consentono di rafforzare la consapevolezza e l’impegno attraverso la conoscenza, restituendo a chi partecipa il senso più profondo dei valori cooperativi e della forza del legame mutualistico. Anche quest’anno i campi verranno riproposti e partecipati da nuove cooperative.
Nell’ambito delle diverse forme di impegno ed accompagnamento dei nostri soci, vogliamo segnalare alcuni percorsi di tutoraggio volontario che si sono avviati recentemente.
Nel 2019 è iniziato un percorso di tutoraggio fa parte di Cadiai in favore di “Terre Joniche”, con l’obiettivo di aiutare la cooperativa nella progettazione del proprio percorso di consolidamento e sviluppo, successivo alla fase di start-up. Si tratta di un esperimento che credo possa rappresentare una nuova via interessante, di diversa articolazione dei percorsi di tutoraggio finora agiti principalmente attraverso l’azione di singoli professionisti.
Con la collaborazione volontaria di SCS, dopo aver presentato il primo bilancio di sostenibilità di sistema nel 2017, abbiamo iniziato lo scorso anno un percorso per arrivare nei prossimi mesi alla prima rendicontazione sociale per ciascuna delle 9 cooperative. Si tratta di un lavoro complesso, data la piccola dimensione delle cooperative, che richiederà ancora un po’ di tempo per essere concluso adeguatamente. Lo riteniamo, però, fondamentale, in quanto coerente con i principi di trasparenza e responsabilità documentata, che ispirano tutto il progetto Libera Terra.
Fondamentale, come richiamato e noto, è risultato e continua ad essere anche l’apporto di professionisti e cooperatori di lungo corso e provata competenza che sostengono gratuitamente varie cooperative nella quotidiana opera di crescita imprenditoriale attraverso un percorso di tutoraggio: voglio ringraziare tra questi Alessandro Alacevich, Graziano Rinaldini, Giovanni Cozzi e Novella Spoglianti. Spero che molti altri si avvicinino a questo progetto e vogliano dedicare tempo, passione e competenze. Ci sono tante persone innamorate di Libera Terra dentro e fuori la cooperazione e questo è un patrimonio comune straordinario.
Durante l’anno si è intensificato il percorso di monitoraggio del disciplinare di marchio e si sono gettate le basi per verificare la fattibilità del percorso di allargamento ad altre realtà di questo progetto. Su indicazione di Libera, in un’ottica inclusiva, abbiamo incontrato varie realtà che lavorano su beni confiscati tra cui le cooperative Pietra di Scarto e Alter Eco di Cerignola, la neonata Esperanto di Cancello ed Arnone, un progetto in fase d’avvio a Scafati e la cooperativa Nanà a Torino. Con ciascuna sono stati affrontati problemi relativi al consolidamento dei progetti e al miglioramento degli standard produttivi, con l’obiettivo di creare i presupposti per un percorso di avvicinamento al disciplinare di marchio Libera Terra, che com’è noto disciplina le caratteristiche dei prodotti e le loro modalità di produzione dal punto di vista etico, produttivo e organolettico.
Piccoli numeri a fronte due dimensioni complessive del patrimonio di beni ed imprese sottratte alla criminalità.
Il contesto
Recenti fonti di stampa riportano come nel 2018 i dati relativi alle operazioni della sola Guardia di Finanza mostrino un valore dei beni per cui è richiesto il sequestro perché frutto di attività criminali di circa 5 miliardi di euro.
I dati dell’Anbsc ci dicono che sono 16.874 gli immobili in gestione dall’Agenzia e che altri 15.565 sono stati destinati; le aziende in gestione sono 2.976, mentre quelle destinate 952.
La sentenza Aemila, i ripetuti fatti di sangue e quelli di corruzione ribadiscono con forza, se ce ne fosse bisogno, il fatto che le mafie sono ancora la prima emergenza di questo Paese.
L’azione della magistratura, delle istituzioni di giustizia, continuano a confermare che le mafie si contrastano là dove si generano condizioni di possibile interesse e che la penetrazione nell’economia, laddove non è il fine, è un mezzo fondamentale per ottenere controllo, consenso e potere.
E’ per questo che ribadiamo con forza il valore del riuso sociale dei patrimoni confiscati.
Il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, in una recente intervista ricorda come servano da un lato una repressione seria e coordinata, ma dall’altro “seguire quelle famiglie senza lavoro e senza strumenti che perdono di vista i loro ragazzi, nuclei per i quali il crimine è un approdo della disperazione”.
Su questo piano, Cooperare si è impegnata da poco nel tentativo di supportare, attraverso la rete dei soggetti con cui collabora, il progetto “Liberi di scegliere”, attraverso il quale i figli e le figlie di padri mafiosi, grazie al coraggioso sforzo di tante madri, stanno cercando di uscire da contesti e culture che scommettono sulla loro rassegnazione all’ineluttabile, per dare continuità al potere mafioso.
Le considerazioni del Procuratore Generale richiamano, inoltre, in maniera netta come l’azione per la giustizia sociale, per una società più equa, partecipe, inclusiva siano fondamentali, al pari dell’azione repressiva. A questo fine la cooperazione può concorrere, in coerenza con i propri principi e cercando nuove vie attraverso le quali l’esercizio della mutualità possa sostenere l’impegno ad uno sviluppo sostenibile.
Fondamentale in questa lotta, sottolinea Cafiero de Raho, possono risultare “i nostri beni confiscati, le imprese sottratte ai clan: quanto potrebbero aiutare questi processi, innescare un’economia positiva, se impiegati e gestiti e con intelligenza? Purtroppo, dobbiamo riconoscere che bisogna migliorare su questi fronti. E ancora non c’è una svolta”.
Nulla da aggiungere, se non un rinnovato stimolo all’impegno quotidiano, alla passione che ogni giorno mettono le cooperative di Libera Terra, e moltissime altre realtà, per far rivivere e restituire valore e senso ai patrimoni restituiti alla vita e alla funzione economica e civile.
In ogni caso ci troviamo di fronte a percorsi estremamente impegnativi, che richiedono determinazione indefettibile, ma anche competenze, risorse e sostegno istituzionale costante.
Vediamo alcune questioni cruciali.
Il passaggio dalla dimensione di start up (peraltro significativamente ampliata rispetto agli standard di tempo e sostenibilità economica comuni alla nozione e al paradigma generale che caratterizza questa fase della vita di un’impresa) alla dimensione di consolidamento imprenditoriale, indispensabile per garantire successo ad “un’impresa che non può fallire” come abbiamo ripetuto molte volte. Questo elemento richiama la necessità di rendere le misure di sostegno per la capitalizzazione e finanziarie maggiormente accessibili. E’ necessario proseguire la riflessione sulle forme attraverso le quali coniugare la natura di patrimonio pubblico dei beni e di finalità pubblica delle imprese che su essi sono nate e cresciute, con la loro continuità nel tempo. In questo ambito continuiamo a ritenere che la forma cooperativa dell’impresa sociale ben risponda ai principi di interesse generale ed intergenerazionalità che devono caratterizzare la gestione dei beni comuni.
Occorre, inoltre, supportare lo sviluppo dei progetti attraverso processi di formazione continua per i soci e gli amministratori delle cooperative, per rafforzarne le competenze sul piano imprenditoriale e sociale.
Occorre, infine, sostenere l’azione di promozione sui territori della cultura e della pratica del riuso sociale, per produrre processi di “conversione” del senso comune e anche per favorire l’allargamento delle basi sociali e la costruzione di relazioni positive di promozione dell’azione di queste realtà.
Abbiamo già richiamato il concetto di rete nel descrivere l’azione dei vari soggetti che operano nella direzione del riuso dei patrimoni confiscati: vorremmo approfondire la riflessione circa il fatto che le relazioni tra gli attori, pubblici e privati di tale rete non sono adeguatamente strutturate e consapevoli: remiamo tutti nella stessa direzione, ma spesso senza conoscerci reciprocamente e senza coordinare le nostre azioni per una maggiore efficacia delle stesse.
Non vogliamo proporre visioni totalizzanti, ma siamo certi che la numerosità e la diversità dei soggetti che intervengono in quest’ambito possa essere condotta a maggiore razionalità ed integrazione; siamo certi, altresì, che si possa e si debba operare nella direzione di una riduzione significativa dell’impatto burocratico delle procedure, pur mantenendo tutti i profili di garanzia necessari ad operare con modi e per fini di giustizia in contesti così complessi.
Se il fine ultimo è salvaguardare valore e produrne di nuovo – valore economico, sociale, culturale – lo sforzo per progettare ed attuare percorsi più efficaci dev’essere doverosamente compiuto da ciascuno nel proprio ambito, sforzandosi di definire possibilità, piuttosto che individuare limiti: accade troppo spesso di trovarsi di fronte ad ostacoli o dinieghi ciascuno legittimo in se, ma inspiegabile se posto a confronto con le finalità cui ci richiamiamo, inspiegabile verso le persone e le comunità che di quel valore sono state scippate.
Occorrono maggior sforzo e maggiori coerenze, da parte di tutti. Da noi cooperatori in primis.
Non sempre dove c’è legalità la giustizia è un diritto garantito a tutti, ma certamente dove non c’è giustizia l’illegalità attecchisce e cresce più facilmente.
Per questo ci sentiamo impegnati in una battaglia per le opportunità, per la partecipazione attiva alla creazione di un destino inclusivo e accogliente.
Grazie e buon lavoro a tutti.
Rita Ghedini