

Nei giorni scorsi si è ulteriormente rafforzato il rapporto tra Cooperare con Libera Terra, Legacoop, le cooperative Libera Terra e Libera per un riuso sociale dei beni confiscati. Le associazioni hanno infatti aderito al documento di proposta uscito dall’incontro nazionale «Raccontiamo il bene» in cui, oltre a sottolineare ancora una volta come questa previsione normativa abbia segnato e segni una delle punte più avanzate dell’azione di contrasto dello Stato alle organizzazioni mafiose, ha aggiunto alcune proposte per rendere più efficace il contrasto alle mafie e alla corruzione.
«Siamo preoccupati dalla vendita dei beni confiscati a mafiosi e corrotti. Molte cose sono state fatte in questi anni, ma in alcuni casi non reggono più: dobbiamo rigenerarci – ha sottolineato Don Luigi Ciotti, presidente di Libera -. Il riuso sociale dei beni confiscati ha disturbato molto i mafiosi, come dimostrano numerose intercettazioni in carcere. Le cooperative che lavorano sui beni confiscati rappresentano la saldatura tra il bene e il bello, tra l’etica e l’estetica. Siamo chiamati a uno scatto in più: non serve tagliare la malaerba in superficie, ma dobbiamo andare alla radice. Serve un impegno culturale, educativo e sociale».

«Libera è un grande catalizzatore di energia – la presidente dell’agenzia Rita Ghedini -. La principale sfida che abbiamo davanti come rete è collaborare maggiormente sui territori, mettendo a fattore comune le forze di associazioni e imprese cooperative per un obiettivo comune».
Il presidente nazionale di Legacoop, Simone Gamberini, ha sottolineato come sia «fondamentale rinnovare il patto in un’ottica di corresponsabilità che porti a rigenerarci. Siamo preoccupati per la proliferazione e l’evoluzione delle infiltrazioni nell’economia. Infiltrazioni che mettono in difficoltà le tante imprese che rispettano le regole».
Don Luigi Ciotti, ha sottolineato «l’impegno di Libera a rilanciare insieme a Cooperare con Libera Terra e Legacoop le cooperative che operano sui beni confiscati nel nostro Paese».
Le proposte di Libera
Chiediamo alle forze politiche del nostro Paese:
che il Codice Antimafia sia tutelato e attuato in tutte le sue positive innovazioni, quale strumento efficace di contrasto patrimoniale alle mafie. È fondamentale che diventi effettiva l’estensione ai corrotti delle norme su sequestri e confische previste per chi appartiene alle organizzazioni mafiose, assicurando così la piena equiparazione della confisca e del riutilizzo dei beni tolti ai corrotti e alla criminalità economica e finanziaria;
Chiediamo agli uffici giudiziari coinvolti:
di prediligere il riutilizzo in fase di sequestro, così come già previsto dal Codice Antimafia, all’articolo 40 comma 3 ter;
Chiediamo al legislatore nazionale, alle istituzioni e al mondo della magistratura:
che venga rafforzato il principio di priorità del riutilizzo sociale del bene confiscato, vero strumento del principio risarcitorio contro la violenza e il controllo mafioso;
Chiediamo all’ANBSC:
che, nei casi di assenza di manifestazione di interesse da parte degli enti ad acquisire i beni immobili nel proprio patrimonio, si percorra ogni possibile soluzione, anche coinvolgendo direttamente il Terzo Settore e la cooperazione, per evitare la destinazione alla vendita, perché questa resti davvero sempre l’ultima ratio;
Chiediamo al legislatore nazionale:
che, all’interno del FUG, si possano agevolmente individuare le risorse necessarie per soddisfare i creditori riconosciuti quali terzi in buona fede ed evitare così che, in attesa delle necessarie verifiche dei crediti, centinaia di beni immobili vengano accantonati e tenuti inutilizzati; che i fondi del FUG si possano utilizzare anche per la restituzione per equivalente dei beni nei casi di revoca della confisca, per evitare che le esperienze sociali si interrompano, come pure accaduto in alcuni casi;
Chiediamo agli enti locali:
di sostenere i soggetti gestori in ogni fase dell’esperienza di riutilizzo, non solo attraverso l’impiego di risorse finanziarie, ma anche con la gestione delle pratiche amministrative più complesse, ritenendosi così coinvolti in partenariati sul riutilizzo sociale dei beni confiscati che non si esauriscano una volta terminato l’iter iniziale di assegnazione; che adempiano all’obbligo di pubblicazione degli elenchi dei beni trasferiti al loro patrimonio nella sezione Amministrazione Trasparente del proprio sito istituzionale, così come stabilito all’articolo 48 del Codice Antimafia;
Per saperne di più
Il documento
Le adesioni
